“Xe rivà el Pojana”: Il ritorno della tradizione vicentina

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In un pomeriggio ricco di cultura e memoria, Villa Barbarigo ha accolto la presentazione del libro “Xe rivà el Pojana” di Turiddu Busato, un’opera che rende omaggio a quasi due secoli di storia veneta. Organizzata con il patrocinio dell’assessorato alla cultura, l’iniziativa ha riunito studiosi, appassionati e curiosi, desiderosi di riscoprire uno dei simboli più longevi del territorio: l’Almanacco meteoro-gnostico vicentino, conosciuto ai più come “El Pojana”.

Busato, con il suo consueto rigore e passione narrativa, ha dato vita a un volume che intreccia aneddoti, articoli, interviste, foto e documenti inediti, ricostruendo l’intera genesi e il percorso di questo straordinario calendario. Un’opera che, pur essendo nata come strumento di previsione meteorologica e agricola, è diventata molto di più: un testimone della cultura popolare, capace di attraversare i secoli senza perdere il suo fascino.

Le origini del “Pojana”

Correva l’anno 1833 quando il primo “Vero ed autentico almanacco meteoro-gnostico vicentino” vide la luce. L’abate Antonio Masenello (1799-1878), uomo di scienza e fede, unì il proprio sapere a quello di Giovanni Speleò (1793-1855), un contadino radicato nei ritmi della terra. Insieme, crearono non solo un calendario agricolo, ma un’opera che racchiudeva proverbi, consigli, previsioni e storie, diventando un punto di riferimento per le famiglie contadine e non solo.

Da allora, il “Pojana” non è stato solo un almanacco, ma una sorta di rito collettivo: ogni anno, generazioni di vicentini ne attendevano l’uscita con trepidazione, consultandolo per affrontare il ciclo delle stagioni.

Custodi della tradizione

Il libro di Busato racconta anche la storia di chi ha saputo custodire e tramandare l’almanacco. Dopo Masenello e Speleò, altre mani laboriose e menti appassionate si sono dedicate a preservare l’identità del Pojana. Generazione dopo generazione, l’almanacco si è adattato ai tempi, senza mai perdere il legame con la terra e le comunità che lo hanno accolto.

Il testo di Busato raccoglie interviste e racconti inediti, dando voce ai protagonisti di questa lunga storia. Il Pojana non è solo una pubblicazione: è una finestra sul passato, un ponte che unisce cultura popolare, scienza e tradizione.

Una presentazione tra memoria e futuro

Durante la serata a Villa Barbarigo, Turiddu Busato ha saputo restituire al pubblico la vivacità di un’opera che ancora oggi conserva un posto speciale nella memoria collettiva. Grazie a un’attenta ricerca iconografica, il libro è arricchito da fotografie e documenti storici, che accompagnano il lettore in un viaggio autentico attraverso i secoli.

L’evento ha offerto un’occasione per riflettere sull’importanza di preservare le tradizioni e di riconoscere il valore di un patrimonio culturale che appartiene a tutti. Il “Pojana” non è un semplice calendario, ma un simbolo di identità, memoria e appartenenza.

Un’opera ancora attuale

Nonostante il trascorrere del tempo e l’avvento della tecnologia, l’almanacco continua a esercitare il suo fascino. Forse perché, come ha sottolineato lo stesso Busato durante la presentazione, il Pojana ci ricorda chi siamo e da dove veniamo. È un piccolo grande capolavoro che tiene viva la voce di una terra laboriosa e consapevole delle proprie radici.

La serata a Villa Barbarigo si è conclusa tra applausi e riflessioni, lasciando nei presenti la consapevolezza che tradizioni come quella del Calendario del Pojana non appartengono solo al passato, ma anche al nostro futuro collettivo.

In fondo, ogni pagina del Pojana ci racconta il tempo. Non quello misurato dagli orologi, ma quello vissuto nelle stagioni, nei raccolti, nelle parole tramandate. Ed è proprio questo a renderlo eterno.

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